Immaginavo l’Alaska un paese molto freddo, a condizioni estreme. Ho trovato invece uno stato in rapida trasformazione, dovuta in particolare modo al cambiamento climatico. Qui sono più visibili le conseguenze dell’innalzamento del riscaldamento globale. Ad esempio nel mio viaggio ho avuto la possibilità di visitare diversi ghiacciai, uno anche di scalarlo, ed è stato impressionante vedere come, dopo centinaia di anni di persistenza, si stiano ritirando nell’arco di pochissimi anni. Ma non solo, le ripercussioni si registrano anche sulla ricchissima popolazione animale: nel 2008 infatti l’orso polare è stato dichiarato specie minacciata, così come le balene e i beluga.
L’Alaska, nonostante i cambiamenti climatici, rimane comunque uno degli stati a minor densità di popolazione a tal punto che gli Stati Uniti hanno promosso una campagna di ripopolamento del territorio, incentivando il trasferimento dagli altri stati tramite un compenso economico annuale. L’economia è sorretta dalle ingenti quantità di petrolio presenti, dall’attività di estrazione di minerali e metalli, tra cui l’oro. Probabilmente avrete sentito qualche riferimento alla febbre dell’oro del Klondike, la regione centrale dell’Alaska, in qualche film western.
Un’altra attività significativa è la pesca, in particolare del salmone: i pescatori arrivano da tutti gli stati uniti, soprattutto tra giugno e luglio (periodo del mio viaggio) mesi in cui i fiumi “friggono” letteralmente di pesce. C’è un’industria a supporto di questa attività che garantisce ai pescatori lo stoccaggio del pesce, la conservazione e la spedizione di tonnellate di pescato direttamente a casa.
Nel percorrere le strade e visitare città in Alaska vi imbatterete sicuramente in alcuni paesi dove si parla ancora il russo: io sono capitata a Ninilchik. Il perché è presto spiegato: l’esploratore danese Vitus Bering, al servizio dello zar russo, fu il primo europeo a mettere piede nel territorio nel 1741. La Russia inoltre fondò nel 1784 il primo insediamento europeo a Kodiak Island. Ma negli anni il commercio di pellicce non fu sufficiente a sostenere gli esosi viaggi dalla Russia e il presidio iniziava a diventare poco conveniente. Nel 1867 la Russia vendette l’Alaska agli Stati Uniti.
Immagino che si pentì dopo la scoperta di ingenti quantità d’oro nel territorio, ma soprattutto dopo che nel 1968 vennero scoperti importanti giacimenti di petrolio. Nel mio viaggio in Alaska sono stata accompagnata dal percorso della Trans-Alaska Pipeline, un’opera ingegneristica pazzesca: si tratta di un enorme oleodotto che attraversa oltre 500 fiumi, montagne e trasporta il petrolio dalla zona nord del paese fino a sud. Questo oleodotto passa per centinaia di miglia sotto terra, ma nella zona dov’è presente il permafrost, è sostenuto in superficie da una serie di piloni: questo per evitare che il calore del petrolio (tra i 65 e i 82 gradi) sciolga il terreno.
Un viaggio in Alaska è sicuramente un viaggio immersi nella natura più incontaminata: parchi nazionali; paesaggi che vanno dalla tundra (bassa e spoglia vegetazione), alla taiga (foresta boreale); specie animali presenti solo qui (come l’orso di Kodiak), catene montuose, fiumi, laghi, ghiacciai, il mare di Bering e l’oceano. Avrete la possibilità di avvistare tantissime specie animali: dall’orso all’alce e al caribù, dalle balene alle lontre e alle foche, per non dimenticare del simbolo americano, la “Bald Eagle” l’aquila dalla testa bianca.
“Panorama”
“Lontre marine”
Dove dormire – L’Alaska non è una meta economica. Io ho prenotato tutto da casa tramite Airbnb o contattando direttamente via email o telefono i b&b e le guesthouse. Molte strutture economiche ma ben tenute, nell’anno del mio viaggio (2015), non erano presenti su booking per due principali motivi: poco turismo e anche perchè la maggior parte di turisti cercavano strutture di medio alto livello. Il prezzo medio comunque speso è stato attorno agli 80/100€ a camera a notte.
Cosa mangiare – Che dire, se ami il pesce sei nel posto giusto. Salmone in tutti i gusti, ma non solo, tantissimo halibut. Unica cosa: siamo in un paese del nord. Qui di media si cena attorno alle 17/18 ed alle 19/20 le cucine chiudono. Facendo molte escursioni di intere giornate, mi sono ritrovata spesso a fare un pasto unico attorno alle 16/17 e di fare la spesa nei supermercati per colazioni abbondanti al sacco e qualche snack notturno.
Trasporti – Viaggiando a cavallo tra giugno e luglio, ho noleggiato l’auto. Scelta azzeccatissima. Unico neo il costo: la semplice assicurazione standard non vi sarà sufficiente qui. E’ frequente che gli animali attraversino all’improvviso, ma a prescindere da questo, in caso di urto o danno i costi richiesti per il rimborso sono elevati. L’auto comunque vi permette di godervi paesaggi che di sicuro non incontrereste spostandovi con i mezzi. Altra cosa: la strada che porta da Fairbanks a Barrow non è inclusa nell’assicurazione. Se avete a piano di andare a vedere gli orsi polari al nord, consiglio di spostarvi in aereo da Anchorage e di valutare un’escursione organizzata in loco.
Il budget del mio viaggio – 2.800/3.000 EUR a persona per 14 giorni tutto incluso (note: incluso voli, mezzi di trasporto, pernottamenti in appartamento con Airbnb o guesthouse/b&b – pasti, entrate nei parchi ed escursioni)
Qui trovate approfondimenti utili che vi supporteranno nell’organizzazione di un viaggio faidate in Alaska:
Alaska on the road terra incontaminata: alla ricerca di emozioni forti e avventure non ordinarie. Scenario del film "into the wild".
Fotogallery del mio viaggio nella wild-land. Alaska photos. Terra incontaminata, ghiacciai, orsi e natura selvaggia. Alcune fotografie dall'Alaska
Non mi resta che augurarvi buon viaggio!
18/04/2020